lunedì 25 febbraio 2013

alla scoperta del Pisco!




La scorsa settimana ho partecipato a una serata dedicata al pisco, un distillato di origine Peruviana.

L’evento è stato organizzato dal Consolato Generale del Perù di Torino e dal Consejo Regulador Denominacion de Origen Pisco di Lima,  ha ricevuto il patrocinio della FISAR (Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori) Nazionale, della Camera di Commercio di Torino, dell'Associazione Stampa Agroalimentare Italiana, della FISAR in ROSA, della FISAR Coordinamento Italia Nord Ovest e della FISAR Delegazione di Torino.

La serata si è svolta presso il centro congressi "Torino Incontra" una bella location che si è prestata molto bene all’evento, in particolare la sala dove si è svolto il rinfresco era caratterizzata da un pavimento che riportava il disegno della veduta aerea del centro della città.

Alla conferenza a cui hanno partecipato: il sindaco della città, Piero Fassino, il Console Generale del Perù a Torino Liliana Gomez de Weston, la Promotora Cultural del Pisco Consejo Regulador Denominacion de Origen Pisco di Lima Gladys Torres Urday , il Presidente Nazionale dei Giornalisti dell'Agroalimentare Italiano-ASA Roberto Rabachino, la  Presidente delle Donne della Grappa Claudia Mazzetti d'Altavilla, la Referente Nazionale FISAR in ROSA Luisella Rubin.

Si è parlato del ruolo che l’enogastronomia ha nell’integrazione dei popoli in un paese straniero e di come la conoscenza delle diverse culture sia fondamentale a questo scopo; di come nei prodotti tipici si ritrovi il territorio dal quale provengono e di come questi prodotti siano capaci di farci sentire "a casa".

La signora Claudia Mazzetti d'Altavilla, (la cui famiglia produce Grappa da 160 anni) ha elencato gli elementi che accomunano la nostra Grappa al Pisco peruviano, sono infatti entrambi distillati dal potente grado alcolico, ha parlato di come spesso i distillati siano stati prodotti pensando al pubblico maschile e di come si stia cercando di allargare il consumo anche alle donne, attraverso prodotti più morbidi o alla diffusione di cocktail a base di grappa. Infine ha raccontato come storicamente nella sua famiglia, la qualità della grappa fosse decretata dall’esame gustativo della nonna, il “palato fine” della famiglia.

... Ma si è parlato soprattutto del pisco, della sua storia (che incomincia nel XVI secolo), delle sue caratteristiche e di come viene prodotto, dalla coltivazione delle uve alla distillazione, a differenza della grappa che viene prodotta distillando vinacce il pisco viene prodotto distillando il mosto fermentato di particolari uve atte alla sua produzione, non viene mai invecchiato in legno ma solo in contenitori di acciao o vetro.

Infine si è passati alla parte più divertente della serata: la degustazione.

Erano presenti otto tipologie di pisco provenienti dalle diverse aree rappresentative del Perù. Si potevano distinguere tre tipologie fondamentali, quelli prodotti con uve aromatiche, quelli prodotti con uve non aromatiche e quelli prodotti con blend di uve di tipologie diverse.

Il tutto è stato accompagnato  da un rinfresco curato dallo chef del ristorante Chikenriko di Torino, i piatti tipici peruviani erano principalmente  a base di patate, riso, quinoa, carne.

 Il pisco è indubbiamente un distillato molto interessante, mi ha colpito soprattutto per le sue note olfattive molto intense e piacevoli.

La serata si è conclusa con il servizio  del pisco sour, un coctail a base di pisco molto fresco e davvero buono!

Mi auguro che il pisco possa diffondersi in Italia, in modo che tutti possiate avere la possibilità di conoscerlo e di degustarlo perché credo che assaporare i prodotti enogastronomici di altri paesi, con culture molto diverse dalla nostra, sia una grande occasione di conoscenza e di crescita. 
Vi lascio qualche foto della serata e vi ringrazio per aver letto fin qui!











giovedì 21 febbraio 2013

Risotto zucca mele e gorgonzola


un primo piatto facilissimo! solitamente faccio il risotto zucca e mela e lo manteco con il parmigiano, ma questa volta ho pensato di usare il gorgonzola e devo dire che il risultato mi è piaciuto.
E' un po' diverso dai soliti risotti perchè c'è la mela che da un tocco di personalità e di freschezza, è prefelibile usare una mela asprigna in modo da contrastare la dolcezza della zucca. Il gorgonzola con la sua sapidità, la sua grassezza e il suo sapore "deciso" completa il piatto dandogli "carattere".
Nella preparazione del risotto io salo abbondantemente il brodo in modo da non dover salare più il riso, questa cosa mi è stata insegnata da un cuoco e da allora ho sempre fatto così, ovviamente ognuno può fare come preferisce e il risotto verrà comunque! La pentola ideale per la cottura del riso è bassa e larga, il riso dovrebbe essere ben tostato, prima di aggiungere liquidi per la cottura, per mia esperienza posso dire che se questa fase viene eseguita bene non sarà necessario girare il risotto durante la cottura, io do una girata ogni tanto solo quando aggiungo il brodo.

 Ingredienti per due porzioni:

200 grammi di riso arborio o carnairoli
250 grammi di zucca pulita e tagliata a cubetti
1 scalogno o della cipolla
1 mela piccola o mezza mela grande
100 grammi di gorgonzola
50 grammi di burro
750 grammi di brodo vegetale
1/2 bicchiere di vino bianco secco
sale e pepe


Procedimento

In una pentola di acciao ho fatto sciogliere metà del burro e ho rosolato lo scalogno precedentemente tritato.
Ho aggiunto la zucca e coperto la pentola, ho continuato la cottura a  fuoco basso per qualche minuto.
Ho aggiunto il riso e l'ho fatto tostare bene (a fuoco medio) girando con un cucchiaio di legno.
Quando il riso era ben caldo e si vedeva al centro del chicco una parte più bianca ho sfumato con il vino bianco, sempre mescolando e ho continuato a girare fin che il vino non era completamente evaporato.

A questo punto ho aggiunto due tre mestoli di brodo bollente (salato) e girato, ho abbassato il fuoco e  ho continuato la cottura senza girare il riso, aggiugendo il brodo quando si era consumato, per circa 10 minuti. Ho aggiunto la mela tagliata a pezzetti, ho pepato, e ho continuato la cottura continuando ad aggiungere il brodo per altri 10 minuti circa.


Terminata la cottura ho mantecato il risotto con il burro rimasto e il gorgonzola.

Personalmente preferisco i risotti cremosi, se cucino il risotto per molte persone tengo da parte un po' di brodo, da aggiungere se impiattando le ultime porzioni, il riso si fosse asciugato troppo, oppure per ammorbidire il riso avanzato se qualcuno gradisse un bis.

Abbinare questo piatto a un vino non è semplicissimo, abbiamo la docezza della zucca, l'acidità della mela e la sapidità e la grassezza del gongorzola, io punterei su un bianco aromatico del Trentino, un Kerner ad esempio.

Spero che questo post possa essere utile a qualcuno, in ogni caso grazie per aver letto fin qui!!

martedì 19 febbraio 2013

Panna cotta con caramello all'arancia


Oggi vi propongo la panna cotta: un dolce classico con pochissimi ingredienti e di facile realizzazione.
Non contenedo farina è un dolce che può essere consumato da chi è intollerante al frumento o al glutine.
Questa volta ho voluto servirla con del caramello all'arancia, ma se non avete voglia di fare il caramello, potete servirla con delle amarene sciroppate, della Nutella, dei frutti di bosco o delle fragole fresche... con tutto quello che vi può piacere e che avete in casa. La mia è solo una tra le tante possibili varianti,  personalmente mi piace cambiare ogni volta!
Per fare la salsa al caramello all'arancia, ho fatto del caramello e l'ho decotto con del succo di arancia bollente, ma avrei potuto farlo con dell'acqua per avere una salsa al caramello semplice, con della panna per avere una salsa al mou (l'adoro), con altri succhi di frutta, con del caffè etc etc... per cui date sfogo alla vostra fantasia!!! Nel fare questa operazione è fondamentale che il liquido sia bollente, altrimenti non lega. Aggiungre una parte liquida al caramello fa in modo che il caramello resti liquido o semi-liquido anche una volta raffreddato, altrimenti diventerbbe duro.

Ma passiamo alle cose serie....

Ingredienti per 10 - 12 porzioni:

Per il caramello all'arancia:
250 grammi di zucchero
175 grammi di succo di arancia (il succo di 2 arance circa)

Per la panna cotta:
500 grammi di panna fresca
125 grammi di latte fresco
100 grammi di zucchero
8 grammi di colla di pesce (se utilizzate quella Pane Angeli sono 4 fogli)

1 stecca di vaniglia (io ho usato la buccia di una bacca che avevo già "spolpato", ma potete usare anche il contenuto della bacca. vi sconsiglio di usare aromi chimici come la vanillina perché la differenza è notevole!)*
scagliette di cioccolato fondente per decorare. 

Procedimento:

Per prima cosa ho preparato il caramello. Ho messo un pentolino di acciaio sul fuoco e quando era caldo gli ho versato dentro due cucchiai di zucchero, quando lo zucchero ha cominciato a sciogliersi ne ho aggiunti altri tre cucchiai, ho aspettato che si sciogliessero per continuare ad aggiungere l'altro zucchero, sempre poco per volta. In passato facevo spesso pasticci cercando di fare il caramello perché mettevo troppo zucchero tutto insieme a caramellare, e in questo modo è facile che si formino grumi o che si bruci, se invece lo zucchero si aggiunge poco per volta non ci sono problemi.


 
Ho fatto bollire il succo di arancia con mezza della bacca di vaniglia e l'ho versato nel caramello (lo zucchero era completamente sciolto), nel fare questa operazione ho continuato a girare con la frusta, in questa fase si formano dei grumi ma continuando a girare, mentre il pentolino è ancora sul fuoco, si scioglieranno.
Quando tutti i grumi erano sciolti ho spento il fuoco, elimiato la vaniglia; a questo punto la salsa è fatta!

Per la panna cotta ho messo in un pentolino il latte, 1/4 della panna* e l'altra mezza bacca di vaniglia, l'ho messo sul fuoco e ho portato a bollore, ho spento gas (elimiato la vaniglia), aggiunto lo zucchero e la colla di pesce (precedentemente ammollata in abbondante acqua fredda). Ho mescolato fin che la colla di pesce non fosse completamente sciolta e ho aggiunto la panna fredda.



Ho deciso di proporvi due varianti per il servizio, una nel bicchiere e una nel classico stampino, che verrà poi rovesciato.
Ho messo il caramello nello stampo e nel fondo del bicchiere, e sopra ho versato la panna cotta; a questo punto deve riposare in frigorifero per almeno 4 ore.



Ho "girato" la panna cotta nello stampino in un piatto (esce facilmente anche grazie al caramello), guarnendola con delle scagliette di cioccolato fondente, ho finito quella nel nel bicchiere con caramello e scagliette di cioccolato.
Solitamente la faccio negli stampini perché è facilmente stoccabile, tiene meno posto in frigorifero e può essere congelata.
Se volete accompagnarla con un vino, scegliete un Moscato "tappo raso".

Infine ho  assaporato uno di quei piccoli e semplici piaceri che sanno rendere una giornata davvero piacevole! :)


Grazie per aver letto fin qui e... al prossimo post!



* Le bacche di vaniglia sono molto costose, per cui io  cerco di non sprecare nulla, uso la polpa e tengo le bacche vuote, le utilizzo per insaporire latte, panna, in questo caso anche il caramello, oppure le faccio seccare e le trito con dello zucchero ottenendo dello "zucchero vanigliato" da usare per realizzare dolci o anche solo per dolcificare un caffè o un the!

*scaldo solo parte della panna perché la restante la userò per raffreddare il mio composto; è consigliabile colare la panna cotta negli stampi a freddo per evitare che si formi l'antiestetica "pellicina".

giovedì 14 febbraio 2013

Degustare o bersi un bicchiere?



Molto spesso mi viene chiesto come si fa a  “capire” un vino, in realtà credo che la cosa sia molto meno complessa di quel che generalmente si pensi.

Se è vero che la tecnica e l’esperienza fanno la loro parte, e in questo io ho ancora molto da imparare, è anche vero che tutti possediamo gli strumenti essenziali per poter fare l’analisi sensoriale di un vino o di qualunque altra cosa. Occhi, naso e bocca.

Una cosa che, almeno secondo me, è fondamentale è la curiosità. Nel mio caso lo è stata: il desiderio di capire come arriva il vino nel bicchiere e il perché ci sono così tanti vini diversi l’uno dall’altro.
Due bottiglie identiche spesso rivelano diversità nel contenuto, due vini prodotti da uno stesso produttore possono avere livelli qualitativi molto diversi tra loro, lo stesso tipo vino prodotto in zone divese ha moltissime differenze.

Come si "fa" il vino più o meno l’ho sempre saputo, mio nonno aveva la vigna e si è sempre fatto il vino in casa, ma a un certo punto è nata in me la curiosità di saperne di più, a bere il vino ero già capace ma a degustarlo e a capirlo profondamente no.

Certamente è chiaro a tutti che alcuni vini siano più piacevoli di altri e che ci siano addirittura vini che si bevano con difficoltà, come ho sentito dire da qualcuno “la bottiglia che ha ragione è sempre quella vuota”, ma capire perchè un vino è o non è "buono" non è così semplice.

A comprendere e tradurre quel che i nostri sensi ci trasmettono si impara, ma il primo passo per trasformare una bevuta in una degustazione è accessibile a tutti ed è anche il più importante …  Il prestare attenzione a cosa abbiamo nel bicchiere.

Possiamo versare un bicchiere di vino, berlo e decidere se ci piace o non ci piace, oppure possiamo versarci un bicchiere di vino e osservarlo, valutare se è trasparente, se è limpido o se ci sono particelle in sospensione, se è uno spumante possiamo valutarne le bollicine, chiederci se sono grosse o fini, se durano a lungo o se svaniscono velocemente.

Possiamo poi annusarlo e chiederci se il profumo è piacevole o meno, se ci ricorda qualcosa che abbiamo già annusato; Questa è probabilmente la cosa più difficile e molto spesso individuamo un profumo ma non riusciamo a dagli un nome, tuttavia con l'esercizio si impara e, al di là di quel che si vede sovente negli show televisivi, i profumi dei vini non sono così tanti e sono spesso ricorrenti.

Assaggiando il vino possiamo cercare di capire se ci sembra dolce, salato, acido, amaro, se abbiamo una sensazione di astringenza, se il gusto del vino permane quando l’abbiamo deglutito o se ci abbandona velocemente.

Mi è capitato spesso di vedere che le persone sono un po’ abitudinarie nel consumo del vino, io credo che sia bello e interessante conoscere vini diversi, di produttori diversi.  Io stessa prima di “addentrarmi” in questo mondo avevo molti pregiudizi, molti dei quali sono dei veri e propri luoghi comuni: “il vino rosso è migliore di quello bianco”, “i vini in barrique vanno di moda ma sembra di bere legno”, “i vini del nord sono migliori di quelli del sud”… in poco tempo mi sono ricreduta su tutto …

Con questo non voglio dire che chiunque sia in grado di fare una degustazione, ma che il primo passo per farla, che è anche il più importante è alla portata di tutti … bisogna però pensare a quel che si sta guardando, annusando e bevendo, in questo modo godrete del vostro bicchiere in tutto quel che vi sta offrendo.

Infine a mio parere è bello pensare, quando si beve un buon bicchiere, a tutto quel che c’è stato prima, alla natura che ha offerto i frutti, e a chi, spesso con fatica, dedizione e amore l’ha prodotto.

Vi auguro di bere di meno e degustare di più!
Grazie per aver letto fin qui e... al prossimo post! ;)




martedì 12 febbraio 2013

La Poja – Allegrini



Giovedì scorso ho invitato a cena mio cugino Gianni.

Gianni è di famiglia,  le nostre cene sono assolutamente informali, solitamente si mangia e si beve quello che abbiamo in casa.

Questa volta il frigo era vuoto  e così sono andata a fare la spesa; nel banco della macelleria ho notato una lombata di vitello, o meglio, si è fatta notare lei facendomi l’occhiolino, senza un minimo di pudore. Nemmeno il tempo di accorgermene ed era nelle mie mani … (Evidentemente quella lombata di vitello conosceva bene il marketing).

Alle 19.30 entravo in casa, mi stavo preparando a cucinare le patate arrosto quando Gianni mi telefonò chiedendomi cosa poteva portare da bere, io gli risposi dicendo di non portare nulla, ma lui insistette proponendomi: coca cola, birra, Valpollicella superiore o, un Corvina in purezza. Un corvina in purezza non mi ricordavo di averlo mai assaggiato e quindi scelsi l’ultimo (e ho fatto molto bene!).

Il vino in questione era di Allegrini, uno dei più celebri produttori di Amarone, (infatti l’uva Corvina è utilizzata nella produzione di questo vino), il nome del vino è LA POJA,

L’etichetta del vino non dice molto, si limita alle informazioni essenziali:

-          Prodotto con uva Corvina Veronese in purezza

-          14,5%

-          Annata 2007


Le mie impressioni:

alla vista il vino si presenta di un bel color rosso rubino intenso, limpido e poco trasparente,       

al naso i profumi sono di ottima intensità, finezza ed eleganza, i sentori sono fruttati e speziati, si distinguono la mora, l’amarena sciroppata, il cacao e il pepe. Un bouquet complesso e molto armonico. La presenza dei sentori speziati ci fa capire che il vino ha goduto di una maturazione nel legno, nonostante l’etichetta non ne parli.

In bocca, il vino è di ottima intensità, di buon corpo, di ottima finezza e di ottima persistenza.
La pienezza del gusto fa pensare che la vendemmia sia stata tardiva. Si percepisce una punta di dolcezza e una buona acidità. Il retrogusto leggermente amarognolo ricorda la mandorla senza essere sgraziato.

Concludendo questo vino riesce a coniugare insieme un gran carattere e una grande eleganza, sicuramente una bottiglia molto importante, da accompagnare con piatti  di una certa intensità gustativa, come pietanze a base di carne o formaggi stagionati. 

Grazie per aver letto fin qui, e se qualcuno vi chiede se preferite della coca cola, una birra o un corvina in purezza, scegliete la Poja!!! 



NOTA: Quanto scritto è frutto delle mie personali opinioni e non sono pagata da nessuno per parlare bene o male di un prodotto. Il giudizio non è riferito alla Cantina in generale ma alla singola bottiglia degustata. Il vino è materia”Viva” e il suo contenuto può variare da una bottiglia all’altra (nonostante possano sembrare identiche) per motivi non imputabili al produttore.

venerdì 8 febbraio 2013

Cannoli... Salati



Un’altra ricetta vegetariana: si tratta di un antipasto insolito particolarmente adatto ai buffet, dato che può essere mangiato con le mani…

E’ a base principalmente di ricotta, ed è importante che questa sia fresca e di buona qualità.

Io ho fritto i cannoli in olio di semi di arachidi ma non voglio dire che sia il modo migliore per friggere, non ho la competenza per dire quale olio sia meglio usare, sull’uso dei grassi nella frittura ho sentito dire tutto e il contrario di tutto da cuochi, medici e nutrizionisti, quindi credo che in generale non ci siano ancora le idee troppo chiare su questo argomento.

….passiamo alla ricetta:

Ingredienti per circa 12 cannoli

Per la cialda:
150 grammi di farina
50 grammi di fecola di patate o di amido di mais
1 uovo
1 cucchiaio d’olio extra vergine di oliva
sei cucchiai d’acqua

Per il ripieno:
300 grammi di ricotta
80 grammi di ricotta salata grattuggiata
50 grammi di pomodori secchi sott’olio
50 grammi di pistacchi sgusciati e tritati
sale pepe origano
olio extra-vergine di oliva
 ½ litro di olio di semi di mais per friggere (o quello che preferite)


Procedimento


Inizio a preparare la pasta disponendo a fontana la farina e la fecola di patate (o l'amido di mais), metto nel centro l’ uovo, l’olio e l’acqua e impasto fino a ottenere una “palla”. 



Lascio riposare la pasta in frigorifero per un’ora e dopo di che la passo nella “nonna papera”.

Inizio a passare l'impasto regolando la macchina allo spessore più "alto" (5) e la passo più volte fin che non è omogenea. 


Dopo di che riduco lo spessore di un numero (4) e la passo di nuovo nella macchina fin che non è omogenea, vado avanti così fin che non raggiunge lo spessore che voglio, che non è il più sottile, ma quello un po’ più spesso (il numero 2)*.

 
Con un tagliapasta taglio dei cerchi, (se non lo avete potete fare anche dei quadrati), li avvolgo nei ferri per i cannoli e li friggo nell’olio di semi (già caldo) fin che non sono dorati.


In questa operazione bisogna fare attenzione a chiudere bene la pasta intorno al ferro, altrimenti cuocendo rischia di aprirsi.

Prima di utilizzare i ferri per i cannoli li ungo con un po’ di olio in modo da facilitarne l’estrazione dal cannolo cotto (visto che il ferro sarà rovente è meglio che sia scorrevole).

 

Una volta cotti, metto i cannoli ad asciugarsi su della carta da cucina.

Nel contempo preparo il ripieno mescolando la ricotta con la ricotta salata, un cucchiaio di pistacchi tritati, i pomodori secchi tritati grossolanamente, sale pepe origano e olio extra vergine di oliva.


Rirmpo i cannoli aiutandomi con una tasca da pasticcere (se non l'avete potete usare un sacchetto da congelatore tagliandone un angolo) e "impano" le estrmità con i restanti pistacchi tritati. 


Et voilà il cannolo è fatto... :) come abbinamento enologico sceglierei un vino bianco, con una buona acidità, che garantisca un'adeguata pulizia del palato dall'untuosità del fritto... magari un Cataratto siciliano in purezza.


Grazie per aver letto fin qui e... al prossimo post!!


 
 * I valori numerici dei diversi spessori sono quelli della mia macchina che è della marca "imperia" non so però se sono uguali per tutte le macchine per "tirare" la pasta.

martedì 5 febbraio 2013

La Ribollita


Quando viaggio una delle cose che amo di più è assaggiare i piatti tipici del territorio, così a Firenze assaggiai per la prima volta la ribollita e ne rimasi entusiasta. Si tratta del classico piatto di recupero che storicamente veniva cucinato “ribollendo” gli avanzi insieme a del pane raffermo; ne esistono tantissime versioni ma in tutte sono presenti i fagioli e il cavolo nero.   
Ottimo per le fredde serate invernali è un piatto vegano e se ci si contiene nell’uso dell’olio può essere considerato anche ipocalorico.

 
Ecco come la preparo:

Ingredienti per una pentolona:

Un cavolo nero
mezzo cavolo verza
un cespo di bieta
400 grammi di fagioli freschi (o 300 grammi secchi*)
3 patate
2 carote
2 gambi di sedano
2 pomodori
1 cipolla
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
Olio extra vergine di oliva 
sale pepe nero e timo
acqua
Pane toscano



Procedimento:

Come prima cosa divido i fagioli, ne metto metà a bollire in una pentola a parte con un litro e mezzo di acqua e sale e li faccio cuocere per almeno 2 ore.
Nel frattempo pulisco i gambi di sedano, le carote e la cipolla, scaldo 4 cucchiai di olio extra vergine di oliva e faccio rosolare le verdure*, quando sono rosolate aggiungo i fagioli (che avevo tenuto da parte) e 2 litri di acqua calda, copro con un coperchio e continuo la cottura per un’ora.



Pulisco le verdure restanti, pelo le patate e le taglio a pezzi non troppo grossi, pulisco le verdure a foglia (biete, cavolo nero e cavolo verza) dividendo la parte centrale delle foglie, più dura, dalle parti esterne che sono più tenere.



Il taglio delle verdure nelle ricette di questo tipo a mio avviso è molto importante perché determina i tempi di cottura delle verdure stesse.
Essendo un piatto da mangiare al cucchiaio io preferisco tagliare tutto in pezzi molto piccoli e divido le verdure in base al tempo di cottura, mettendo da una parte le patate e le parti centrali delle foglie e da un’altra la parte verde delle foglie. Per quanto riguarda i pomodori questa volta ho usato dei pomodorini e volendo che conferissero al piatto un sapore di pomodoro cotto ho scelto di metterli insieme alle verdure con una cottura più lunga.

 
Dopo un’ora di cottura dei fagioli (nel coccio) aggiungo la prima parte di verdure (patate, pomodori e parti dure delle foglie), copro e continuo a cuocere per 30 minuti (se risulta troppo asciutto si può aggiungere acqua).
Trascorsi i 30 minuti aggiungo le ultime verdure, il conentrato di pomodoro, sale, pepe, timo e continuo a cuocere per ulteriori 30 minuti.
Con il minipimer frullo i fagioli che ho cotto a parte e li aggiungo al tutto.


Infine sistemo sul fondo di una pentola di coccio il pane toscano tagliato a fette e lo ricopro con la zuppa, copro con un coperchio e continuo la cottura per altri 30 minuti.




Servo la ribollita completandola con olio extra vergine di oliva crudo e pepe nero macinato.

E' un piatto semplicissimo, ci vuole solo un po' di pazienza nel pulire la verdura ma ne vale la pena!!!

Per l'abbinamento cibo-vino questa volta ho puntato sul territorio e ho scelto un Chianti classico.

Grazie per aver letto fin qui e buona zuppa a tutti!!! :)

*Nel caso si utilizzino i fagioli secchi devono essere messi a bagno per una notte intera in acqua fredda.         
*Solitamente non faccio il soffritto se cucino minestre o zuppe ma questa volta ho voluto attenermi alla  ricetta originale.